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Dal possesso al solo utilizzo di beni e prodotti. La rivoluzione è in atto?

C’era una volta il concetto di possedere cose. Sembra che oggi, in piena sharing economy, l’uso ma senza possesso sia sempre più diffuso, quasi fosse una moda.
Facciamo alcuni esempi.

utilizzare o possedere?

Il più semplice, per i milanesi (ma non solo!), ormai in voga da anni: il bike sharing.

Tutti o quasi abbiamo una bicicletta, ma tra furti, accessori, lucchetti, manutenzione da fare (la camera d’aria da gonfiare, il fanale sempre rotto, il sellino bucato che bagna immancabilmente i pantaloni…)… alla fine saltare sulle biciclette BikeMI è più facile, veloce, e perché no… comodo. La prendi in un punto, poi magari fai un pezzo a piedi, poi la riprendi. Insomma, un nuovo modo di girare la città in bici è possibile, per un costo tutto sommato irrisorio. Che equivale, sostanzialmente, all’acquisto di una camera d’aria + un buon paio di fanali/LED anteriore + posteriore.

Un altro esempio? Il coworking.

Pensiamo a quanto costa/costerebbe avere uno studio, per tutti coloro che lavorano in proprio. Che sia acquisto o affitto, significa spese fisse, gestione, calcoli a lungo termine… Ecco invece la diffusione -sempre più capillare, nelle grandi città- del co-working. CoWo o the Hub sono solo alcuni nomi, ma ne esistono decine, solo a Milano. Ambienti di vario tipo, con postazioni flessibili, contratti flessibili, relazioni flessibili. Puoi avere una scrivania, una stanza, un computer, l’uso di cucina, sale di vario tipo (anche per fotografi!)… insomma… non solo si ha accesso a spazi e luoghi che con un noleggio diventerebbero ancora più proibitivi, ma nasce un nuovo modo di lavorare. Non si è soli: è proprio dalla condivisione che nascono nuove conoscenze, nuove opportunità, nuove idee. In sostanza: si risparmia, e si ottiene di più.

Ancora sulla mobilità? Il car sharing.

Sono in particolare alcune città d’Italia a vedere l’incremento della flotta di Enjoy, Car2GO, Twist ed altri player che permettono di spostarsi per pochi euro da una parte all’altra della città. Lasciamo stare chi usa l’auto tutti i giorni, per lavoro. Pensiamo però alle seconde auto, quelle che vengono usate saltuariamente, quando la prima è fuori. Ecco. Avete mai provato a fare un calcolo di quanto costa, all’anno, questa seconda auto? Non lo fate, perché siamo (carburante incluso) di certo oltre i 1000 euro (polizza assicurativa + bollo + un tagliando annuale d’obbligo + carburante). Su auto di grossa cilindrata, fate anche 1500. Ma poi dovete mettere l’ammortamento del costo di acquisto del veicolo. Per cui il costo/anno sale a minimo 2000 (duemila) euro/anno. Come minimo. Sapete quanti noleggi ad uso cittadino potete fare con il car sharing, con una simile cifra annua a disposizione? Vogliamo mettere -inoltre- il vantaggio di avere a disposizione auto piccole (Smart o 500), che possono entrare in ogni zona a traffico limitato, parcheggiare su strisce gialle o blu, prenotabili tramite il click su una App? Ah ovviamente il costo di 0,25 centesimi/minuto include tutto, compreso il carburante.

Ma anche altri settori sono sempre più rivoluzionati. Pensiamo alla musica.

Molti di noi in un recente passato (lasciamo stare l’epoca di vinili e audio-cassette) acquistavano i CD. Poi arrivò l’epoca del download, che certo è sempre in voga. Ovviamente “aggratiss”. Oggi però grazie a sistemi come Spotify (ma esistono molte alternative!) la musica è tutta disponibile, in streaming, gratis e in tempo reale. Se la vogliamo sempre con noi, con le nostre playlist, su tutti i nostri terminali digitali, costa 10 euro/mese. Con il costo di 4 CD all’anno abbiamo tutta la musica che vogliamo, ascoltabile anche offline, sui nostri tablet, smartphone, computer, stereo. Molti preferiscono non possedere più i singoli CD, ma ascoltare tutto. Con innumerevoli vantaggi aggiuntivi: la musica diventa social, si scoprono gruppi/artisti simili a ciò che ci piace, ecc…

Pensiamo inoltre ai libri.

Qui il gioco si fa ancora più complesso, vista la (più che condivisibile) abitudine di molti a preferire il libro cartaceo e non digitale. Mai però ho visto regalare così tanti Kindle ed e-reader come in questo Natale. Significa che qualcosa si sta muovendo… perché leggere in digitale presenta vantaggi di vario tipo: non solo portarsi meno peso in vacanza (addio rinunce a libri voluminosi in viaggio, o addio libri pacco dovuti a scelte sbagliate!), ma anche poter cercare concetti, parole, frasi di libri letti in passato, fare annotazioni o sottolineature digitali, leggere gli stessi libri da tecnologie differenti… Ma attenzione: per il lettore accanito, una rivoluzione è già iniziata: come per la musica, è possibile attivare un piano mensile (sempre ai fatidici 9,99 euro/mese) grazie al quale… possiamo leggere qualunque libro, come se una intera biblioteca mondiale fosse nostra. Sì, ma al termine dell’abbonamento, i libri non sono più tuoi. Certo, ma vuoi mettere quel che ti rimane in testa dopo aver letto tutto quello che vuoi?

E’ indubbiamente la rete che sta agevolando simili trasformazioni, che dal mio punto di vista appaiono come sviluppi moderni, ecologici, futuribili.
Probabilmente ci sono altri settori/campi in cui questo processo sta avvenendo… attendo segnalazioni 🙂

 

ps: nessun marchio tra quelli citati (Car2GO, Spotify, BikeMI e via dicendo…) mi ha pagato per sponsorizzare tutto ciò. Ms se volessero farlo, come l’esperienza di Rudy Bandiera insegna, sono sempre in tempo!

Spotify e la dimensione socializzante della musica

Spotify arriva in ItaliaOggi, 12 febbraio 2013, inizia Sanremo. Certo, non una grande notizia per la musica… E allora ecco una novità per rendere la data odierna certo più memorabile: Spotify arriva in Italia! (dopo che in Europa ormai lo usano anche gli sturlunghi islandesi!)
Personalmente lo uso ormai da quasi un anno (lasciamo stare il come…) e sono certo che sarà una rivoluzione per quanto riguarda il modo di vivere la musica, da parte dei giovani ma non solo. La musica è da sempre, per sua natura, socialità e condivisione con amici e conoscenti… dunque: quale migliore strumento se non l’integrazione di Spotify con Facebook?
Cosa cambierà nel rapporto tra il pubblico e YouTube (ad oggi uno dei principali riferimenti per lo streaming musicale), ma anche nella relazione con iTunes e il download (rigorosamente illegale?). Stando a ciò che vedo dal mio lavoro quotidiano (da focus, forum, web discussion, individuali…) sono soprattutto i target under30 a essere disposti ad avere rapido accesso a contenuti di interesse a costo di saltuarie interruzioni di spot/adv… I fee di ingresso di Spotify Italia saranno indovinati?
Nel frattempo, buon ascolto e buona condivisione a tutti (questo pezzo è stato scritto ascoltando “lonely boy” dei Black Keys e “nightcall” di Kavinsky, rotazione dalla radio su “the XX” – mi pareva importante sottolinearlo)
Perché Sanremo è Sanremo.
E Spotify è Spotify 😉