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Quando il turismo coniuga marketing, storytelling e video: il caso di Antiche Dimore Fiorentine

Antiche Dimore Fiorentine - i sei personaggi

Il mio lavoro è legato al marketing/consulenza nelle ricerche di mercato, il mio secondo lavoro (nonché hobby!) è il video editing. Ed è da qui che è nato, assieme a Claudio Bonoldi e al team di NEKOvisione, il progetto per Antiche Dimore Fiorentine (www.antichedimorefiorentine.it).
Si è trattato di un progetto di “riposizionamento” sul mercato: un insieme di B&B e appartamenti nel centro di Firenze che desideravano presentarsi in modo nuovo, originale, possibilmente non convenzionale. Avevano notato un nostro video, ci hanno chiesto qualcosa di simile, come approccio.

Ed ecco cosa abbiamo deciso di fare, riassunto in 10 punti chiave:

  1. abbiamo fatto una analisi desk dell’offerta ricettiva di Firenze, al fine di individuare le opportunità per Antiche Dimore Fiorentine
  2. lo story-telling è da subito emerso come il percorso da intraprendere, in particolare attraverso il video
  3. oltre al nuovo sito per le strutture, abbiamo deciso di realizzare dei brevi cortometraggi di qualità massima (dando per scontato che oggi il video, on line, la fa da padrone – ma non il video amatoriale!)
  4. il registro comunicativo scelto è legato all’ironia, soprattutto attraverso i video: per fare solo un paio di esempi, i Monty Python o Grand Budapest Hotel sono stati per noi grandi fonti di ispirazione!
  5. ogni video è stato appositamente studiato da un punto di vista di marketing/target: sei diversi protagonisti riflettono i sei motivi principali per cui i turisti visitano Firenze e scelgono Antiche Dimore Fiorentine come loro sistemazione: il cibo, il vino, l’arte, l’artigianato/shopping, la moda, la vita notturna
  6. i sei personaggi hanno un nome, una storia, persino dei ritratti esposti (come i veri nobili!) presso le dimore stesse: venite a scoprire David Fetta, Philippe Braverio, Farina de’ Cantucci, Donald Rump, Brunello della Rovere, Miranda Gristly (eheheh anche i nomi sono stati oggetto di lunghi studi!)
  7. il ruolo dei sei personaggi non si esaurisce con i video, anzi: ciascuno di loro è responsabile di una sezione del blog, dove illustrerà con regolarità il meglio di Firenze, naturalmente relativo al proprio ambito… Florence at its best! (e lontano dalle solite rotte turistiche – il nostro obiettivo è che il turista lasci da parte la Lonely Planet e si fidi dei nostri personaggi, che conoscono Firenze nella sua autenticità)
  8. per la realizzazione dei video, ci siamo concessi l’onore di girare con ottimi attori professionisti e presso alcune location esclusive: abbiamo persino girato una scena presso Luisa Via Roma, ed abbiamo avuto l’onore di avere una attrice che ha fatto parte del cast de “La Grande Bellezza” di Sorrentino 😉
  9. ogni aspetto del progetto (nuovo sito, nuovo logo, nuovo payoff, nuova grafica per i social, alcune nuove fotografie, nuovi video) è stato studiato ad hoc, anche per favorire la coerenza interna tra le varie parti
  10. Antiche Dimore Fiorentine si pone dunque in un modo nuovo/distintivo: quale albergo può vantare simili cortometraggi artistici? Dove trovare un blog che (grazie al meticoloso lavoro di cui si occuperà in particolare Federico Fragasso) illustri il meglio di Firenze per i propri ospiti? Ah a proposito… ogni post entrò breve conterrà, al suo interno, un codice sconto per una prenotazione presso Antiche Dimore Fiorentine…  se passate da Firenze, vi consiglio di prenotare e aggiudicarvi lo sconto, basta comunicarlo al telefono, all’atto della prenotazione 🙂
    Entro breve i codici saranno online!

Ecco qui un video di esempio: il grandissimo David Fetta, re delle notti fiorentine! (gli altri li trovate qui)

 

Facebook (e non solo): dura vita per chi vuole rimanere “anonimo”

cosa succede con l'acquisizione di whatsapp da parte di facebook, all'atto pratico...

Nel corso degli ultimi anni, molti dei miei amici nonché contatti Facebook hanno cambiato nome: con aggiunte o lievi modifiche al vero nome o cognome, con improbabili abbreviazioni di vario tipo (molto di moda per le donne il nome “La”, con il cognome che diventa in realtà il nome proprio, magari anch’esso “camuffato”), ma parrebbe trendy anche una quasi completa americanizzazione del cognome… In tutto ciò, l’obiettivo è sempre lo stesso: divenire meno facilmente raggiungibili o riconoscibili da chi ci sta cercando.

Sì, perché la madre di tutti i social starebbe cominciando a stancare i più, che vivrebbero la propria privacy come compromessa (sì vabbè però allora che ti iscrivi a fare al Feisbucche?). Ma tant’è.

In questi giorni, invece, qualcosa di grosso starebbe accadendo, e forse molti di noi ancora non se ne rendono conto. Io me ne sono accorto indirettamente. Prendiamo un gruppetto di amici, tra una chiacchiera e un’altra: Alice (libera professionista nel campo della salute mentale) mi fa notare come negli ultimi giorni Facebook le starebbe consigliando una serie di “persone che potresti conoscere” che –guarda caso– sono proprio dei suoi ex pazienti (molti dei quali che naturalmente non sente/non vede da tempo, con cui mai ha avuto a che fare nella vita extralavorativa, in nessun modo, neppure avendone mai visionato i profili di alcun social). All’interno delle prime 20 “persone che potrebbe conoscere”, i suoi pazienti sono almeno 15. Quasi inquietante. Lei si rivolge a me (quasi come se io fossi corresponsabile!) chiedendo illuminazioni al riguardo.

E quindi?

Subito mi viene in mente che negli ultimi tempi tanto si è parlato dell’acquisto di WhatsApp da parte di Facebook: una di quelle notizie che colpiscono più per la somma per cui la piattaforma di “SMS gratuiti” è stata pagata, che per altro (anzi, molti di noi se ne sono meravigliati, chiedendosi il perché di una simile operazione…)

Beh… forse da questi giorni saremo in molti ad accorgercene… Accade semplicemente che di colpo siamo tutti rintracciabili -sui profili Facebook- da coloro che abbiamo nelle nostre rubriche telefoniche (che dialogano con WhatsApp e dunque con Facebook). Clienti, vicini di casa, pazienti, amanti, cugini reietti, coinquilini degli anni ottanta, donne delle pulizie, datori di lavoro, ginecologi e dentisti, insomma… tutti ma proprio tutti i contatti che “dormono” nella nostra rubrica di WhatsApp (non importa averci chattato) si presentano come “persone che potresti conoscere” su Feisbuc. E -toh che caso- potresti conoscerli davvero. E anche loro ti conoscono, ti riconoscono, e magari ti contattano. Prevedo grandi casini… alla faccia del nick inventato e “garante della privacy”!

Insomma… andando oltre, dal “mostro” Facebook + WhatsApp si acquisiranno sempre più dati di rilievo, grazie a…
sinergia tra le due applicazioni
geo-localizzazione
analisi dei contenuti dei messaggi/post e adv mirati (già… da un recente scambio con Fabio Lalli, mi pare che anche questa sia una delle direzioni…)
reciprocità, like e condivisioni

Chiamatevi pure “La Fulvia” (ogni riferimento a persone conosciute è puramente casuale!) ma per voi, o Feisbucchiani, non c’è più scampo!

10 motivi per cui Gianni Morandi è uno dei migliori social media manager in Italia (e non scherzo)

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Può sembrare surreale, ma così non è. Gianni Morandi è un ottimo social media manager, capace di interagire quotidianamente con oltre un milione di persone. Queste le ragioni alla base del suo successo online:

1) in rete è perfettamente se stesso: si mostra in modo semplice, genuino, credibile, in perfetta sintonia con la sua immagine “pop”, con quel mix di umanità, carisma, vicinanza che da sempre ha saputo esprimere. In parole semplici (e sfruttando i cori da stadio), è “uno di noi” (o come dice lui “stiamo vicini”)

2) si diverte, e non lo fa in modo forzato. Sorride, almeno nella metà delle foto. Si vede che ormai Facebook è il suo nuovo “gioco”, all’interno del quale anche la moglie Anna è coinvolta…

3) propone post quotidiani, con costanza: aggiorna il mondo su cosa sta facendo, ci comunica le sue emozioni, svelandoci la sua quotidianità. Che non è quella di un personaggio famoso e dunque inarrivabile, ma anzi è fatta di azioni “normali”: la corsa, la preparazione del pranzo, la pulizia in giardino, il weekend fuori porta…

4) ha un approccio visivo, con scatti e video che mostrano dettagli veri, casalinghi, quotidiani, a conferma della sua semplicità e schiettezza.

5) ha un vero approccio 2.0, partecipativo: non di rado mette in gioco i propri fan, che possono addirittura comporre il suo “best of” votando da Facebook le canzoni (così ha fatto, stilando apposita classifica dei pezzi più votati… e parliamo di decine di migliaia di risposte che -dice- ha letto una per una, assieme alla moglie)

6) ha ironia e simpatia: sfida la moglie ma anche i propri fan a suon di “quanti fagioli sbuccio in un’ora”, ovvero quando Raffaella Carrà incontra Mark Zuckerberg. Per la cronaca ha perso la scommessa con la moglie, e dunque ha dovuto accompagnare il figlio a scuola.

7) è un esempio per la gente della sua generazione: usa il mezzo in modo modernissimo, ma ha ormai i suoi 70 anni. Posta da smartphone o da computer, senza problemi.

8) usa il termine autoscatto quando si fa i selfie: solo per questo merita un plauso

9) non di rado, risponde e dialoga con i suoi fan. E li manda in visibilio. Crea le cosiddette “call to action”, e risponde.

10) basta seguirlo per una decina di giorni, e hai la sensazione di conoscerlo, di sapere un po’ chi è, cosa fa, come sta… occhio, crea dipendenza 😉

NB: il sottoscritto ascolta un genere musicale che è a dir poco distante da Gianni Morandi… diciamo che l’analisi è totalmente imparziale e slegata da qualsiasi vicinanza al mondo musicale 🙂

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Pensieri sparsi sul mondo delle ricerche qualitative

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tempi

C’era una volta il debriefing. Oggi è tutto per subito. Che potrebbe essere troppo tardi.

sintesi

Anche gli istituti si stanno indirizzando verso approcci più schematici e sintetici. Finalmente. Forse in questi giorni ho scritto il mio ultimo report da 119 chart. Che forse a dirla tutta era anche il primo 😉

inglese

Sempre più fondamentale, ormai senza non si va da nessuna parte. Taken for granted.

opportunità

Sarò sintetico: quasi non ce ne sono, rispetto a quando ho iniziato, e correva l’anno 2000. Se per altro consideriamo che attraverso questo sito (dove non mi pare di presentarmi come un istituto!) ricevo in media 1 C.V. ogni paio di mesi… E comunque, se ci sono, vanno inventate. Altrimenti ciao.

video-centrismo

Da quando faccio video (anni), mi accorgo che è cambiato il mio modo di pensare. Moderi i focus e pensi alle scene/ai risultati chiave, è un modo diverso di ragionare, un supporto alla sintesi. Sintesi visiva e concettuale.

location cool

Contano, e tanto. In alcune strutture dove abitualmente (o meno) faccio gruppi/interviste, sia i clienti che gli intervistati entrano e scattano selfie, in ammirazione. E tutto questo serve anche per stabilire un clima positivo, informale.

aggiornamento professionale

Ammesso che nel nostro settore sia mai esistito, oggi si chiama social media. Come strumento e oggetto di analisi. #maipiùsenza, per chi fa il mio lavoro.

tempo libero

Sempre più un miraggio, soprattutto per chi come me fa il consulente, e deve stare alle ondate agli tsunami di carichi (anche last second) di lavoro.

#UnaMacchinaPerRudy: vittoria per Rudy Bandiera e Smart!

case history rudy bandiera macchina andrealombardi.com

Mettiamola così, in estrema sintesi: questo post è indirettamente uno spot per Smart. Sì, proprio così: questo pezzo come tanti altri online, in questo momento.  Ma è anche un enorme spot per i “poteri” che i social media hanno, ormai. Soprattutto per i cosiddetti influencer. Mettiamola anche così: questo post è uno spot per Rudy Bandiera. Che ha creato una vera e propria case history, e ci ha pure rimediato una macchina aggratis!

I FATTI

Rudy Bandiera è un blogger/influencer della rete, esperto di web marketing e social media, uno dei più visibili in Italia. In parole semplici, una persona “che conta”, che quando scrive qualcosa riceve tanti like, tanti commenti, fonte di insegnamento per molti… Qualche giorno fa, in un incidente automobilistico, ha perso l’auto: distrutta da un tir, la riparazione va oltre il valore dell’auto. Risultato: Rudy è a piedi (o alla meglio in scooter). Chiede allora appello, quasi per gioco, alla rete. Chiede ai brand di avere un’auto, qualcuno addirittura lo aiuta diffondendo un apposito hashtag #unamacchinaperrudy. Di fronte al suo ultimatum… qualcuno si è fatto vivo. Ecco qui:

case history rudy bandiera smart andrealombardi.com

 

Smart ha contattato Rudy Bandiera prima con questo post su Twitter, poi personalmente via telefono, consegnando un’auto per un anno. Senza nessuna richiesta, in cambio.

CHI HA VINTO; IN QUESTA STORIA?

Decisamente entrambi: Rudy, e Smart.
Rudy ha ovviamente risolto il problema auto, per lo meno per un anno. Ma soprattutto vede crescere in modo esponenziale la sua notorietà, la sua awareness, anche perché occorre sottolineare che Rudy stesso è un media, un canale di comunicazione 2.0 (o 3.0, come lui direbbe), e con questa storia ne nasce la prima case history in Italia, nel suo genere… Tanto di cappello!

Smart, ovviamente, con una spesa relativa (noleggio gratuito di un anno) ne ricava ampia visibilità a livello di buzz, sentiment positivo, branding, ecc… Una operazione per altro che pone il marchio vicino al mondo di blogger, influencer, mondo dei social media. Perché è da considerare che il tutto è avvenuto nell’arco di 4-5 giorni, dunque se è vero che tutti (o quasi) i grandi brand sono ormai in ascolto della rete… passare all’azione non è ancora così frequente… e Smart lo ha fatto.

Di certo, ad ogni modo, è l’ulteriore conferma che il web è fonte di opportunità, che la comunicazione sta cambiando sempre più… e non di poco. E chi come me si occupa di consulenza in ambito di ricerca qualitativa, non può non essere attento osservatore di simili fenomeni 🙂

Ad ogni modo, se in giro vedrete una Smart simile… è lui 😉

#unamacchinaperrudy andrealombardi.com

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Il rilievo del marketing non convenzionale e degli opinion leader

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Il filmaker Casey Neistat, negli Stati Uniti, è più che affermato: scrive e realizza video per diverse testate/siti, ha un gran seguito sui social media, di recente ha realizzato il suo primo spot (per Mercedes), his own way (molto creativo).
Ebbene, alcune settimane fa ha ripreso i folli acquirenti che hanno dormito all’ingresso dell’Appple Store di NY per aggiudicarsi i primi iPhone5S (presenti anche alcuni italiani!). Ecco il video, da lui interamente realizzato, del tutto in linea con il suo stile ironico, rapido, creativo. Ha totalizzato oltre un milione di views in sole 24 ore. Il botto, addirittura oltre ai suoi già elevati standard di visualizzazione.
Essendo ben realizzato, Apple ha ben pensato, alcuni giorni dopo, di usarlo (per altro eliminandone l’audio originale) come ringraziamento rivolto ai propri dipendenti… senza autorizzazione, “rubandolo” al videomaker che, naturalmente, di tutto ciò si è accorto grazie alla rete. Certamente non una bella azione da parte di Apple, ma la cosa sarebbe finita lì se… Nokia non avesse pensato di fare tesoro di ciò!
Infatti, pochi giorni dopo… il videomaker Casey Neistat riceve, al suo studio, un pacco con il nuovo smartphone Nokia (Lumia 1020) in omaggio, con un messaggio chiaro, che recita più o meno così: “sappiamo come sei rimasto male per aver visto le tue idee rubate (da Apple). Sii autentico, Casey… ci auguriamo che tu voglia usare questo per catturare alcuni futuri video, se ti va. Facciamo qualcosa insieme! I tuoi amici di Nokia

Alcune lezioni da questa storia, per i brand:
mai sottovalutare gli opinion leader, soprattutto se realizzano qualcosa che ha a che fare con il tuo marchio
– capitalizzare al massimo ogni azione possibile di marketing non convenzionale che abbia a che fare con la sensibilità di opinion leader (soprattutto se colti in momenti di “debolezza” nei confronti di brand competitor)
azioni di comunicazione virali sui social media rendono potenzialmente molto più che spot tradizionali, specie se in settori hi-tech/web

Che dire… complimenti a Nokia, e vedremo se Casey abbandonerà la sua GoPro, le DSLR o l’iPhone in favore del nuovo Lumia 1020!

Social Media Week Milan, 2013 – e i qualitativi dove sono?

la social week t-shirt

Sono giorni si social media week, a Milano: io sono lì o incollato allo streaming, consapevole del fatto che questo sia uno di quegli appuntamenti da non perdere, che ormai sta soppiantando altri appuntamenti invece che al confronto suonano più “vecchi”, quantomeno legati a logiche superate…
Una sola domanda: altri ricercatori/direttori di ricerca dal mondo del qualitativo, dove sono? Cosa fanno? Io per ora non ho incontrato nessuno 🙁
Ah beh… in effetti se alcuni istituti hanno Facebook blindato per logiche di produttività, è facile capire come alcuni mondi siano ancora molto distanti…
Scappo, l’evento WordPress mi aspetta!

Spotify e la dimensione socializzante della musica

Spotify arriva in ItaliaOggi, 12 febbraio 2013, inizia Sanremo. Certo, non una grande notizia per la musica… E allora ecco una novità per rendere la data odierna certo più memorabile: Spotify arriva in Italia! (dopo che in Europa ormai lo usano anche gli sturlunghi islandesi!)
Personalmente lo uso ormai da quasi un anno (lasciamo stare il come…) e sono certo che sarà una rivoluzione per quanto riguarda il modo di vivere la musica, da parte dei giovani ma non solo. La musica è da sempre, per sua natura, socialità e condivisione con amici e conoscenti… dunque: quale migliore strumento se non l’integrazione di Spotify con Facebook?
Cosa cambierà nel rapporto tra il pubblico e YouTube (ad oggi uno dei principali riferimenti per lo streaming musicale), ma anche nella relazione con iTunes e il download (rigorosamente illegale?). Stando a ciò che vedo dal mio lavoro quotidiano (da focus, forum, web discussion, individuali…) sono soprattutto i target under30 a essere disposti ad avere rapido accesso a contenuti di interesse a costo di saltuarie interruzioni di spot/adv… I fee di ingresso di Spotify Italia saranno indovinati?
Nel frattempo, buon ascolto e buona condivisione a tutti (questo pezzo è stato scritto ascoltando “lonely boy” dei Black Keys e “nightcall” di Kavinsky, rotazione dalla radio su “the XX” – mi pareva importante sottolinearlo)
Perché Sanremo è Sanremo.
E Spotify è Spotify 😉