Spotify e la dimensione socializzante della musica

Spotify arriva in ItaliaOggi, 12 febbraio 2013, inizia Sanremo. Certo, non una grande notizia per la musica… E allora ecco una novità per rendere la data odierna certo più memorabile: Spotify arriva in Italia! (dopo che in Europa ormai lo usano anche gli sturlunghi islandesi!)
Personalmente lo uso ormai da quasi un anno (lasciamo stare il come…) e sono certo che sarà una rivoluzione per quanto riguarda il modo di vivere la musica, da parte dei giovani ma non solo. La musica è da sempre, per sua natura, socialità e condivisione con amici e conoscenti… dunque: quale migliore strumento se non l’integrazione di Spotify con Facebook?
Cosa cambierà nel rapporto tra il pubblico e YouTube (ad oggi uno dei principali riferimenti per lo streaming musicale), ma anche nella relazione con iTunes e il download (rigorosamente illegale?). Stando a ciò che vedo dal mio lavoro quotidiano (da focus, forum, web discussion, individuali…) sono soprattutto i target under30 a essere disposti ad avere rapido accesso a contenuti di interesse a costo di saltuarie interruzioni di spot/adv… I fee di ingresso di Spotify Italia saranno indovinati?
Nel frattempo, buon ascolto e buona condivisione a tutti (questo pezzo è stato scritto ascoltando “lonely boy” dei Black Keys e “nightcall” di Kavinsky, rotazione dalla radio su “the XX” – mi pareva importante sottolinearlo)
Perché Sanremo è Sanremo.
E Spotify è Spotify 😉

Perché Google Plus diventerà rilevante (anche) per le ricerche qualitative

perché G+ diventerà fondamentale per chi fa ricerca qualitativa

E’ vero, da tutte le ricerche condotte abitualmente presso target non evoluti ma anche presso target avanzati (utilizzatori di tecnologie/smartphone) l’unico social network davvero conosciuto e utilizzato, in Italia, è Facebook.
Ma ciò non deve trarre in inganno. Si parla molto di Twitter, di recente, grazie anche alle incursioni dei politici che lo hanno definitivamente “scoperto” anche se viene usato più per ritorni mediatici (in TV) che non seguendone la sua vera anima, e dunque senza ottenerne reali benefici.
Ma c’è un terzo social che ad oggi appare davvero poco conosciuto a parte recenti iniziative di hangout con personaggi dello spettacolo/sport o con la recente campagna YouTube/La7/G+.
Ma c’è una questione che deve far riflettere noi qualitativi, e in genere chi si occupa del mondo di ricerca. Di recente il web sta diventando sempre di più un canale prezioso per acquisire una parte di conoscenza dei target e delle abitudini di consumo/dell’analisi degli stili di vita. Tra le competenze del ricercatore qualitativo si aggiunge la netnografiadi cui mi occupo sempre più– e di conseguenza… quali sono i social che meglio permettono di ottenere preziosi risultati, in proposito?
In questo momento Twitter, in futuro -c’è da scommetterci- Google Plus.
Dalla immagine allegata al post è facile intuirne il motivo, senza dimenticare che la ricerca on-line (Google e g+ inclusi, ovviamente!) è sempre più social-oriented.

“27 maggio 1993-2013” – il documentario per il ventennale della Strage di via dei Georgofili, Firenze

Come già specificato altrove, sto lavorando al cortometraggio documentario relativo al ventennale dell’attentato di Firenze, nei pressi degli Uffizi. Si tratta a tutti gli effetti del primo film/video inerente i fatti, con la voce di chi ha vissuto gli eventi in prima persona.
Qui l’anticipazione del corto:

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Non poche le interviste già realizzate (a passanti in visita all’ulivo, a familiari/feriti ma anche a commercianti, al Sindaco dell’epoca Giorgio Morales nonché a Valdo Spini), ma numerose ancora quelle in via di realizzazione.
Uscita prevista: aprile/maggio 2013.
Stay tuned

Moscova Shibuya, Milano

Questo è ciò che accade in questi giorni, a Milano:

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Non ci sono molte parole… se non da riflettere sul potere che la comunicazione non convenzionale può avere, se dietro ci sono delle idee interessanti…
Per chi si fosse smarrito, questo è un time lapse che ci mostra quale sia (ancora!) il vero Shibuya…

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Più grandangolo, grazie

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Il 2012 è stato, per quanto mi riguarda, anche l’anno della “consacrazione” dei video report: sempre più richiesti, a conferma che al giorno d’oggi una presentazione in PowerPoint può non essere sufficiente.
In molti casi, lavoro al videoreport anche attraverso riprese non fatte da me. E qui possono nascere alcuni problemi… Riprese spesso troppo “strette”, di bassa qualità, non pensate come ricercatore ma come video-amatore che spesso pregiudicano la qualità del videoreport stesso.
Peccato, davvero, in un’epoca in cui la tecnologia aiuta, e tanto. Basterebbe usare una semplice ed economica GoPro al posto di videocamerine compatte, laddove alla mancanza del display si compensa con una ripresa grandangolare e una qualità di tutto rispetto.
Dunque la GoPro non solo come mezzo “estremo” per fare riprese meravigliose buttandosi dall’aereo in volo, ma anche come kit da etnografo. Provare per credere.
Molti i vantaggi che derivano dal suo utilizzo:
– qualità elevata, anche in full HD
– facilità d’uso per il rilevatore (nessuna necessità di fare inquadrature, è sufficiente puntare la videocamera verso l’intervistato e non al contrario!)
– portabilità anche in fasi dell’intervista in movimento
– ampia durata della batteria (ma cavetto in dotazione per lunghe riprese)
– riprese anche in esterni in caso di pioggia (va sott’acqua!)
– buone performance (pur non essendo l’ideale) anche in situazioni di luce scarsa
– per i rilevatori più spregiudicati, possibilità di montarsela sulla testa (ah ah ah)
– infine, fa anche da macchina fotografica (qualora sia utile per il rilevatore)

Comunque, al di là dell’etnografia… il video della (ormai “vecchia”) Hero2 è davvero meraviglioso… riprese, ritmo, musica, montaggio, colori. Fenomenale 🙂

La rivoluzione dei social media – Social media marketing revolution

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Molti i motivi per cui questo video ben illustra come mai i social media hanno ormai attuato una vera e propria rivoluzione nel modo di comunicare, pensare, consumare:
– innanzitutto, i social media non hanno a che fare con le tecnologie, ma… con la realtà
– riguardano relazioni vere con persone vere
– ciò avrà sempre più rilievo, per via dei nativi digitali e dell’incremento della popolazione digitally connected
– ciò che si fa sui social media impatta sempre più su ciò che si fa al di fuori dei social media e della rete
– non esiste ormai solo Google, ma Facebook e YouTube stanno diventando centrali anche grazie all’utilizzo del mobile e della geolocalizzazione
– per i nativi digitali, la casella di posta elettronica suona ormai come qualcosa di vecchio
– il video sta divenendo sempre più il canale privilegiato per fruire dei contenuti (info-tainment), e YouTube è oggi il secondo motore di ricerca più usato, dopo Google

Ed ecco allora perché le ricerche qualitative non possono prescindere dai social media:
– in primis, perché i social media non sono circoscritti alla dimensione tecnologica, ma sono (una parte sempre più grande della) realtà
le aziende, i brand e i prodotti non devono chiedersi se essere presenti, ma come essere presenti nel modo migliore (dove migliore significa in linea con le attese del target, in linea con i valori del brand, coerenti con la specificità del mezzo)
– il word of mouth assume sempre più significato tra i consumatori/creatori dei contenuti (grazie agli user generated contents) ed è compito di noi qualitativi analizzare il word of mouse
– il ROI è oggi sostituito dal ROA (return on attention), e i social media permettono di fare branding come nessun altro canale/strumento

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This video points out how social media have made such a revolution about the way we think, we act as customers, we relate to each other:
– first, they are not about technology, but they are about reality, real life
– thanks to social media we interact with real people: it’s not just a virtual relationship
– it’s going to be much more relevant, thanks to digital natives
– what people make on social media is strictly connected with what they make off-line
– younger people consider the e-mail accounts as something “old/passed”
– video-streaming is becoming the preferred way to live the web experience, and that’s why YouTube is now the second search engine (after Google)

Thus, qualitative research have to consider the impact of social media inside their methodologies and approach:
– social media are real life, real customers act
– brands, products and companies are “forced” be on the social media, and they have to consider which is the best way they have to interact with people according to their core values and objectives
– word of mouth is becoming really relevant, so as qualitative researchers we have to explore the word of mouse
– the ROI has been substituted by the ROA (return on attention): social media are a really good way to make branding

Kitchen stories – il manifesto della (non) etnografia?

Ricordo bene quando -ormai quasi dieci anni fa- andai al cinema a vedere “Kitchen Stories“, film svedese certamente non famosissimo, ma di un fascino tutto particolare. Lavoravo da alcuni anni come ricercatore qualitativo, ed avevo iniziato da poco a occuparmi di etnografia. Ed ecco che mi imbatto in questo a dir poco assurdo e provocatorio “ritratto dell’etnografo”: i sociologici che, dall’alto dei loro seggioloni da arbitro di tennis- studiano il comportamento della persona nella sua cucina, teoricamente senza influenzarne nessun gesto.
Che meraviglia.
Il manifesto della incomunicabilità, anzi della assoluta necessità di comunicare, del taylorismo-che-non-funziona se applicato a etnografia, sociologia e antropologia. Il rilevatore che si annota su bloc notes tutti i movimenti, con approccio scientifico, credendoci, studiando, applicandosi. Il rilevatore che trascorre giorni nel suo compito di etnografo, diventando parte dell’arredamento della casa, teoricamente neutrale, trasparente, imbalsamato. Chissà che lettera di incarico, chissà che diaria da trasferta (ma almeno risparmiavano sull’albergo, visto che erano anche dotati di roulotte).
Un film tutto da ridere nella sua estenuante lentezza, ma che apre incredibili risvolti e chiavi di lettura per chi -come me- si occupa di qualitative, etnografia, marketing e comunicazione. Da non perdere, da scaricare (ops) comprare 🙂

A lezione di viral video con Alex Orlowski

Nei giorni scorsi ho preso parte al workshop in Viral Video presso il CPM, gestito da Alex Orlowski. Ne avevo sentito parlare da alcuni blog e via twitter, ma devo ammettere che ciò che mi ha fatto iscrivere è quando ho scoperto che Alex ha girato il video di “Cupe Vampe” dei C.S.I. – uno dei miei gruppi preferiti di sempre, colonna sonora dei miei studi universitari bolognesi 🙂
Il workshop è andato oltre le mie aspettative: Alex è un fiume in piena e dispensa molta pratica e poca teoria, seguendo un percorso lineare ma saltando anche dove lo portano le (tante) domande. Tantissimi i video mostrati, ma molti anche i preziosi consigli (pratici) relativi a software, trucchi, accorgimenti… insomma, una full immersion in tutto quel che è virale da cui si esce con la chiara sensazione di sapere cosa approfondire… ma anche con quei 7-8 consigli strategici fondamentali che hanno risolto dei “dubbi amletici” che avevo prima di varcare la soglia del CPM.
Last but not least: Orlowski in certi momenti ci ha fatto anche morire dal ridere, e di musica ne capisce (dispensa di tanto in tanto chicche su Die Antwoord e Joy Division!)